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Cosa accadrà dopo questo periodo di crisi?

03-04-2020

Nessuno di noi sa esattamente quello che ci aspetta. È molto probabile che il prossimo futuro sarà un periodo di recessione, probabilmente una delle peggiori. Abbiamo affrontato un periodo simile, dopo il fallimento della Lehman Brothers nel 2008. Non sappiamo se la crisi attuale si potrà confrontare con quella, ma probabilmente si tratta del miglior termine di paragone che abbiamo.

Come fornitore di tecnologia, abbiamo visto il comportamento dei nostri clienti di allora, dall’interno. Centinaia di aziende manifatturiere dei più svariati settori, che approdavano alla crisi dopo la galoppata che era partita dall’euro del 2002, rallentata solo nel 2007 con lo scoppio della bolla immobiliare. Abbiamo notato quali scelte gli imprenditori hanno fatto in tempo di crisi e abbiamo potuto constatare l’effetto che queste scelte hanno avuto.

Lo scenario in quegli anni era questo: il mercato nazionale aveva una scarsa domanda e quando c’erano ordini con quantitativi importanti, puntualmente venivano presi dalle grandi industrie che avevano una economia di scala notevole.

Alle aziende italiane, soprattutto alle PMI, rimanevano solo le briciole e dopo un po’ iniziava a mancare la liquidità. Che fare? La situazione era critica. Eppure è proprio in quel clima che si sono rafforzate le aziende che hanno saputo fare le scelte giuste.

Le scelte e le conseguenze

Per alcune aziende investire in tecnologia in quel momento è stato un grosso sforzo, proprio perché finanziariamente erano a pezzi. Paradossalmente, le installazioni e gli avviamenti di nuovi sistemi procedevano spediti, perché le persone chiave delle aziende interessate avevano meno carico di lavoro e quindi potevano dedicarsi maggiormente ai progetti di innovazione.

In quel periodo, alcuni nostri clienti fecero la scelta opposta e ci chiesero di sospendere i progetti in corso. Qualcuno tra questi non c’è più. Sembrava così logico per loro: erano concentrati a uscire dall’emergenza, quindi hanno tolto il “superfluo”. Comprensibile. Nel periodo più buio sembrava un controsenso investire in tecnologia anziché risparmiare il più possibile.

Quando gradualmente ripresero gli ordini, le aziende che si erano dotate di tecnologia erano pronte, organizzate e ne hanno approfittato per crescere. Le altre erano per lo più avviate verso una triste selezione darwiniana, mentre si vedevano portare via una ad una tutte le persone migliori.

Se vogliamo sintetizzare, in quel periodo di crisi le aziende che ho visto reagire meglio sono state quelle che hanno colto il cambiamento e hanno usato la tecnologia per adattarsi. I tre fattori chiave sui quali hanno puntato sono stati: flessibilità, qualità e mercato estero. Vediamoli uno per uno.

La flessibilità

Se gli ordini di grandi quantità di articoli li prendevano gli altri, allora bisognava prendere tanti piccoli ordini, anche di articoli non di serie, speciali. Ma per fare questo l’azienda doveva attrezzarsi con tecnologie che danno flessibilità, come macchine versatili, sistemi informativi in grado di gestire tanti piccoli ordini, software snelli e in tempo reale per ridurre il Time to Market nonché un controllo di gestione moderno. Non era solo una questione di tecnologia, si trattava soprattutto di adattarsi alla nuova situazione, ad esempio portando le scorte di magazzino a zero e lavorando solo su commessa. Implicava un cambiamento profondo nel modo di organizzare la produzione.

La qualità

Le grandi industrie facevano grossi quantitativi, ma c’era comunque un mercato di articoli di alta qualità che non era l’obiettivo di chi faceva i grandi numeri. In quel periodo, puntare sulla qualità si è rivelata una mossa vincente. Anche in questo caso, per gestire la qualità di prodotti e processi serviva dotarsi di sistemi moderni, automatici, precisi per gestire tutti gli aspetti qualitativi della produzione. In poche parole investire nella tecnologia dell’epoca. Questo però non bastava: la qualità non è solo misure e controlli, ma è soprattutto una mentalità, un modo di lavorare rivolto alla soddisfazione del cliente. Gli imprenditori che hanno capito questo, hanno insistito per far arrivare il loro pensiero a tutti i livelli e l’azienda intera si è evoluta.

Il mercato estero

Il mercato italiano non “tirava”, ma per esempio in Germania la domanda c’era. Però il livello richiesto alle aziende manifatturiere italiane era alto: potendo scegliere tra tanti potenziali fornitori pronti a fare qualunque cosa, i clienti esteri alzavano parecchio l’asticella. Per diventare loro fornitori serviva dimostrare di avere qualità, processo e costi sotto controllo. Bisognava dimostrare di aver abbandonato i vecchi metodi e le vecchie abitudini, di essere all’avanguardia. Non si poteva più continuare a lavorare “come si faceva prima”, ma bisognava usare la tecnologia per adattarsi alla nuova situazione.

Ora torniamo ai giorni nostri. Esistono diverse nuove tecnologie. La tua azienda le ha adottate? Ci sono vari cambiamenti in atto, la tua azienda si sta adattando?

È facile abbandonarsi a pensieri confortanti come “adesso non è il momento” oppure “finito questo brutto periodo si tornerà a lavorare come prima“, ma guardiamoci attorno: l’evoluzione è già in corso. Quali aziende sopravviveranno? Quali aziende ne usciranno rafforzate?

Stay tuned!

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